Che cos’è l’alveolite? In generale, si definisce in questo modo un processo infiammatorio che colpisce l’osso l’alveolare, ossia quella parte di osso dei mascellari che ha lo scopo di sostenere il dente. L’osso alveolare circonda inoltre la radice degli elementi dentali tramite l’interposizione del legamento parodontale.
Di fatto, l’alveolite altro non è che una complicanza che può verificarsi nel corso di un’estrazione dentaria. Si tratta di un evento relativamente raro, che si verifica di solito (nell’1/3% dei casi) nel corso dell’estrazione dei molari. Questa infiammazione può essere accompagnata da gonfiore, sanguinamento e dolore.
Alveolite post-estrattiva, ossia che segue l’estrazione di un dente
L’alveolite che si verifica a seguito dell’estrazione di un dente viene definita post-estrattiva. Quando un dente viene estratto, il vuoto che si forma nello spazio da lui occupato viene riempito da un coagulo di sangue. Quest’ultimo ha diversi scopi: fermare l’inevitabile emorragia, proteggere i tessuti rimasti esposti dall’aggressione dei batteri e predisporre naturalmente le fondamenta di “tessuto cicatriziale”, dal quale prenderà forma il nuovo osso.
L’alveolite post-estrattiva avviene nel momento in cui questo coagulo non si forma oppure viene distrutto: in questi casi, l’osso rimane scoperto e la guarigione ritardata. Il paziente lamenta un’intensa dolenzia della parte coinvolta e delle zone vicine.
Il principale sintomo di questa problematica è il dolore acuto nei postumi dell’intervento che, diversamente da condizioni normali, non diminuisce progressivamente con il passare dei giorni. Al contrario, la parte torna ad essere intensamente dolente dopo il quarto o quinto giorno dall’estrazione del dente, di solito localizzandosi nella zona interessata dall’intervento odontoiatrico ma anche a quelle circostanti, come la regione auricolare nel caso dei molari inferiori. Tale dolore può rimanere persistente per alcuni giorni o addirittura alcune settimane: nei casi più severi, l’alveolite post-estrattiva provoca grande disagio psicofisico nel paziente, che fatica a dormire e a svolgere le normali attività quotidiane come mangiare o parlare.
Altri sintomi che vanno tenuti in grande considerazione sono la linfadenopatia (ossia l’ingrossamento dei linfonodi, in questo caso del collo), la tumefazione facciale, l’iperestesia cutanea (un’eccessiva sensibilità tattile, termica e dolorosa della pelle) e l’alitosi.
Il dentista è in grado di diagnosticare l’alveolite post-estrattiva sia alla palpazione sia alla visione diretta della bocca del paziente. Generalmente, al semplice contatto con la parte interessata questi lamenta intenso dolore. Al contempo, la mucosa e la gengiva che circondano l’alveolo interessato mostrano arrossamento.
Alla visione diretta, l’alveolo “malato” appare invece circondato da una gengiva solo relativamente arrossata e leggermente edematosa, ossia gonfia, ma anche liscia e lucente. In alcuni casi può essere presente una secrezione di pus e la cavità alveolare può risultare colma di materiale maleodorante di colore bianco o grigiastro.
E l’alveolite secca?
Viene definita alveolite secca l’infiammazione dell’osso alveolare che presenta cavità alveolare vuota e, in modo abbastanza caratteristico, priva di tessuto cicatriziale. In questo caso, le pareti ossee sono lucide alla vista.
La patogenesi dell’alveolite secca non è ben conosciuta.
Quello che è certo è che è legata ad alcuni eventi o condizioni particolari, ad esempio una procedura odontoiatrica particolarmente traumatica, il fumo di sigari o sigarette, la presenza di un’infezione odontogena anteriore all’intervento odontoiatrico. Nell’insorgenza dell’alveolite secca incide inoltre la parodontite e, come sempre, la scarsa o assente igiene orale.
Alveolite: come si tratta?
Nonostante la particolare dolorosità, sia l’alveolite post-estrattiva sia quella secca sia si trattano con relativa facilità direttamente dal dentista. Il trattamento è finalizzato innanzitutto ad eliminare il dolore nel paziente e, di conseguenza, a consentirgli di riprendere le sue normali attività quotidiane in modo tale da favorirne il benessere psicofisico che influenza la guarigione.
L’alveolite può guarire da sola, ma il suo decorso sarà doloroso e la semplice assunzione di antidolorifici o antinfiammatori servirà ad attenuare i sintomi solo momentaneamente.
Per trattare questa condizione, l’odontoiatra interverrà invece direttamente nella bocca del paziente con un attento curettage e un profondo lavaggio dell’alveolo colpito. Se necessario, sottoporrà il paziente all’anestesia locale. Applicherà poi una medicazione antidolorifica e analgesica direttamente a livello dell’alveolo.
Quasi immediatamente il paziente riscontrerà un beneficio per l’improvvisa remissione del dolore.
La terapia dell’alveolite include anche la rimozione di eventuali depositi accumulatisi all’interno della cavità e lavaggi quotidiani dell’alveolo colpito con clorexidina, rifamicina o soluzione fisiologica.
E’ fondamentale prevenire l’insorgenza dell’alveolite trattando immediatamente l’alveolo post estrattivo.
Questa procedura di disinfezione deve essere contestuale all’estrazione dell’elemento dentale, meglio se mediata dall’utilizzo del laser ad alta potenza. Una volta terminato l’intervento chirurgico, è opportuno proteggere la ferita con dei punti di sutura.