Avete mai sentito parlare di frattura del dente o di sindrome del dente fratturato? Di cosa si tratta esattamente?
La prima cosa da dire è che questa problematica rappresenta, per l’odontoiatria, una delle più difficili da diagnosticare. Di norma, la base da cui si parte è il sintomo lamentato dal paziente: un dolore acuto in alcune aree della bocca ma senza capacità di indicare esattamente quale sia l’elemento dentale “incriminato”.
Alla vista, i denti si presentano intatti e per questa ragione è assai probabile che il danneggiamento sia avvenuto a un livello ben più profondo: quello del nervo. Il dolore lamentato dal paziente peggiora poi in modo considerevole nel momento in cui il nervo viene involontariamente esposto a sollecitazioni provocate da fattori esterni quali bevande eccessivamente calde o eccessivamente fredde oppure aria.
In generale, possiamo asserire che la frattura del dente rappresenta un evento molto grave che, se non curato adeguatamente e tempestivamente, può portare alla perdita dell’elemento colpito. Ovviamente una diagnosi il più possibile rapida e precisa non potrà che aumentare le probabilità non solo di risolvere il problema, ma anche di conservare il dente.
La frattura dentale può essere determinata da diversi fattori: un trauma violento e improvviso come un urto, ad esempio, ma anche un trauma di entità più modesta e perpetrato nel tempo – quale il bruxismo, ossia la tendenza a digrignare i denti soprattutto durante il sonno.
Vi sono poi altre cause che possono provocare una frattura del dente: tra queste, vanno annoverati il masticamento di qualcosa di duro come caramelle, noccioli di frutta, ossa di carne, ghiaccio; i traumi al mento o alla mandibola; i problemi gengivali con conseguente perdita di osso; gli improvvisi cambiamenti di temperatura all’interno della bocca oppure, semplicemente, una fragilità degli elementi dentali causata dall’avanzamento dell’età del soggetto.
Il dente colpito può essere anche solo parzialmente fratturato (e in questo caso si parla di incrinatura) ma se la rottura si estende in profondità, ossia se supera il duro strato di smalto dentale, l’intero elemento risulta lesionato. È proprio in questi casi che si verifica dolore alla masticazione o anche solo alla fonazione.
La frattura del dente cosiddetta “completa” avviene invece quando c’è una vera e propria separazione tra le due parti. In buona sostanza, un dente fratturato non è necessariamente spezzato in due parti, ma presenta più generalmente un danno al suo tessuto interno.
Proprio per tutte queste variabili, la diagnosi della sindrome da dente fratturato deve essere effettuata attraverso una combinazione di operazioni. La prima consiste nel far mordere al paziente un listello di materiale rigido sino a che il dolore non permette all’odontoiatra di individuare con precisione il dente colpito. Inoltre, è possibile che il dentista decida di applicare pressione su ogni singola cuspide, ossia la parte appuntita del molare, così da comprendere con certezza quale sia l’elemento dentale problematico.
È interessante notare che un dente fratturato può anche non avere alcun segno visibile. Ciò avviene perché quando in un dente vitale si produce una rottura con nervo vivo, questa non si propaga quasi mai al resto dell’elemento. Il dolore nel paziente è infatti causato dal fatto che la frattura, normalmente, si propaga attraverso la dentina e coinvolgendo, appunto, il nervo.
Come si cura un dente fratturato? Come accennato all’inizio di questo articolo, una diagnosi precoce e un intervento puntuale da parte di un buon professionista può permettere di salvare il dente. Tuttavia, il recupero dell’elemento dipende anche dalla natura della frattura, e sempre tenendo conto del fatto che la sola porzione riparabile di un dente fratturato è quella che si trova al di sopra della linea della gengiva.
Pertanto, ciascun caso va valutato singolarmente e sarà proprio l’esperienza dell’odontoiatra a permettere di determinare sia la categoria di frattura che le modalità di intervento.
In generale, un dente fratturato può essere riparato attraverso diverse modalità. Tra queste figura l’odontoiatria adesiva, che comporta l’utilizzo di un materiale resinoso per ricostruire piccole scheggiature sulla superficie del dente; la ricostruzione più o meno estesa di porzioni del dente colpito con manufatti in ceramica o composito; il rimodellamento cosmetico tramite arrotondamento e lucidatura dei bordi taglienti del dente, possibile solo nel caso di scheggiature minime; l’applicazione di faccette dentali nel caso in cui il dente conservi una quantità sufficiente di tessuto; l’applicazione di corone protesiche per rinforzare il dente e restituirgli estetica e funzionalità; la sostituzione completa del dente, casomai questo fosse irrecuperabile, tramite impianto o protesi a ponte.