Qual è la situazione che viene definita “affollamento dentale” e quali sono le problematiche che può comportare?

L’affollamento dentale è una condizione nella quale gli elementi dentali si sovrappongono nella bocca del paziente. Si ritiene che possa avere origini molto antiche, risalenti addirittura alla storia dell’uomo, poiché i primi homo sapiens presentavano una mascella decisamente più ampia di quella attuale e in grado di ospitare più denti.

Col trascorrere del tempo e con il graduale passaggio a una vita stanziale e urbana, legata ad un aumento del benessere e ad un miglioramento generale delle condizioni di vita, nella storia dell’uomo si è verificato anche un importante cambiamento nelle abitudini alimentari, sempre più orientate al consumo di cibi morbidi.

Potrebbe essere stata questa “evoluzione” la prima causa del cambiamento della conformazione delle arcate dentarie e del numero dei denti, diventato addirittura superiore rispetto alle reali esigenze.

Ancora oggi il problema dell’affollamento dentale è diffuso e a livello mandibolare trova origine in alcuni fattori quali il volume e la pressione della lingua, la pressione esercitata dalle guance e le caratteristiche intrinseche della mandibola stessa, che possono condizionare e ridurre sensibilmente lo spazio destinato ai denti.

Si ritiene anche che l’affollamento dentale possa essere provocato o acuito anche da una dieta scorretta e da cattive abitudini di masticazione acquisite soprattutto durante l’infanzia. Di norma, chi soffre di affollamento dentale presenta denti storti e una maggiore propensione alla comparsa di carie, al deposito di placca e tartaro, e a patologie anche gravi quali la parodontite.

L’affollamento dentale si verifica, in termini pratici, perché si registra una differenza sostanziale tra la dimensione dei denti e lo spazio necessario per il loro allineamento all’interno della bocca. Talvolta i denti finiscono col sovrapporsi l’uno all’altro mentre, in altri casi, emergono solo in parte oppure rimangono completamente all’interno dell’osso. Si suppone che anche il fattore dell’ereditarietà abbia una grande incidenza nel verificarsi di questa problematica.

Del sovraffollamento dentale (o sovraffollamento dentario) si occupa una branca specifica dell’odontoiatria chiamata ortodonzia, con azioni mirate a correggere la presenza di denti sporgenti, storti, accavallati o ruotati, così da riportare ordine all’interno della bocca e garantire al paziente una corretta masticazione e fonazione. Il perdurare di questa problematica, infatti, può portare a sgradevoli  e dannose conseguenze quali la malocclusione – ossia la chiusura disallineata dell’arcata dentale superiore e inferiore – e il bruxismo – la tendenza a digrignare inconsapevolmente i denti, soprattutto durante il sonno.

Affollamento dentario: visibile già nei bambini

L’affollamento dentario è visibile già in pazienti in età infantile. Oltre a fattori genetici ed ereditari, questa problematica può essere anche la conseguenza di un abuso di cibi troppo molli, dell’abitudine di succhiarsi il dito o di tenere il ciuccio, di stringere il labbro superiore tra i denti, di respirare continuamente con la bocca anziché con il naso.

Queste apparentemente innocue attività possono infatti condizionare la crescita e la posizione dei denti, perché creano uno squilibrio tra i muscoli di lingua, labbra e guance. Non solo: la perdita dei dentini da latte fa sì che gli elementi adiacenti cerchino di “coprire” lo spazio lasciato vacante, e dunque la problematica può verificarsi già a partire dalla caduta del primo dentino.

Per questo motivo è essenziale che anche i bambini molto piccoli vengano sottoposti periodicamente a visite di controllo presso l’ortodontista di fiducia, che avrà così la possibilità di rilevare eventuali criticità e definire la corretta terapia correttiva.